Stoner Rock: i migliori 20 dischi degli anni 90

Cosa è lo stoner rock? Lo stoner rock è un “non genere” in quanto non ha delle caratteristiche precise che lo rende immediatamente riconoscibile ma fondamentalmente lo si può tradurre come “musica per cannabinoidi”, “musica per sballati”, “musica per drogati”. E’ uno stile musicale che nasce come evoluzione della psichedelia (prendendo soprattutto ispirazione dai primi Pink Floyd e dagli Hawkwind) e dell’hard rock anni 70 (Black Sabbath, Budgie, Leaf Hound, Cream, Jimi Hendrix, Savoy Brown, Grand Funk Railroad, Mountain, Cactus…) iniettato con forti dosi di punk, alternative rock. Esiste anche lo stoner metal, che in questa sede abbiamo evitato per non confondere troppo le idee e gli ascolti. In questa lista quindi non troverete Sleep, Cathedral, Electric Wizard, Melvins, Goatsnake, Orange Goblin, Corrosion Of Conformity, Acid Bath, Church Of Misery, Sons of Otis e simili: un po’ per avere la scusa di pescare nomi meno citati, un po’ perchè spesso chi ascolta rock non ascolta metal. Comunque li trovate in questa lista.

L’ordine è più simbolico che altro, i dischi citati in questa lista sono tutti obbligatori per una discografia “stoner” di base, in questo caso circoscritta agli anni 90, il periodo di nascita del genere.

1 ) Kyuss – Blues For The Red Sun (1992, Dali Records)

Lo stoner nasce da qui : se deve esserci un disco da avere senza se e senza ma è “Blues For The Red Sun” dei Kyuss, quattro giovanissimi provenienti dal deserto californiano che inventano un nuovo modo di suonare rock. Pescano a piene mani dal passato, lo scaraventano nel futuro grazie a chitarre che suonano come delle turbine e confezionano una serie di canzoni con un suond mai sentito prima. C’è un prima e un dopo “Blues For The Red Sun”: il prima si chiama “alternative” il dopo “stoner”.

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2 ) Fu Manchu – The Action Is Go (1997, Mammoth)

Formati sul finire degli anni 80 come band di anti-hardcore sulla scia dei Black Flag e dei Melvins i Virulence dopo un disco uscito per Alchemy Records intitolato “If This Isn’t A Dream” cambiarono nome in Fu Manchu ispirati dall’omonimo malvagio personaggio letterario creato da Sax Rohmer. “The Action Is Go” è il quarto album e rappresenta l’apice di una ottima sequenza di dischi partita nel 1994 con “No One Rides For Free“. Se i Kyuss sono più vicini al sound hard rock degli anni 70 i Fu Manchu spostano l’ago della bilancia verso il punk. Come suonerebbero i Black Sabbath dopo aver ascoltato hardcore? Esattamente come i Fu Manchu di “The Action Is Go”, disco iconico fin dalla copertina che ritrae il leggendario skater Tony Alva fotografato da Glen E. Friedman. Divagazioni acide, bpm variabili tra il medio lento e il medio veloce, riff mastodontici e canzoni degne di un greatest hits. Non avere mai ascoltato questo disco è un vero e proprio peccato mortale.

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3 ) Monster Magnet – Spine Of God (1991, Glitterhouse / Sub Pop)

I Monster Magnet esordirono nel 1989 con una cassetta intitolata “We’re Stoned, What Are You Going To Do About It?” (“Siamo strafatti, cosa hai intenzione di fare al riguardo?”). In “Spine Of God” spiegano il disco come “It’s A Satanic Drug Thing…You Wouldn’t Understand” (“E’ una cosa di droga satanica.. non capiresti”). Affermazioni che riassumono l’attitudine fuori dagli schemi della band formata da Dave Wyndorf e John McBain, due geni della psichedelia tossica che purtroppo divideranno le loro strade dopo questa follia discografica. Dave continuerà a rockeggiare sempre più duro con i Monster Magnet e firmerà per la major A&M mentre John manterrà un profilo basso indipendente formando gli splendidi Hater e Wellwater Conspiracy in collaborazione con la sezione ritmica dei Soundgarden. Per immaginarvi il sound dei Monster Magnet potreste pensare proprio ad un mix ultra lisergico di Soundgarden e Hawkwind: riff hard rock e tanto, tantissimo acido. Droga e Satana: c’è poco da capire e tanto da godere!

4 ) Fatso Jetson ‎– Toasted (1998, Man’s Ruin)

Al chitarrista Mario Lalli si deve la nascita del cosiddetto desert rock. La sua prima band si chiamava Darkside e oltre a lui c’erano i futuri Kyuss Alfredo Hernandez e Scott Reeder. Successivamente il gruppo mutò nome in Across The River, veri iniziatori del sound proto-stoner (non a caso un loro brano fu coverizzato proprio dai Kyuss in “Welcome To Sky Valley”) palesemente debitori dei dischi freakettoni che pubblicava la vicina etichetta SST dei Black Flag. Mario successivamente fondò i Yawning Man veri e propri padrini della scena ma che non pubblicarono dischi ufficiali fino al 2005. Anche gli Yawning Man furono coverizzati dai Kyuss (la splendida “Catamaran”). Insomma Mario grazie al suo stile che fondeva hard rock, punk, surf, garage, jazz e psichedelia ha influenzato come minimo Josh Homme e da lì tutti gli altri. “Toasted” è il terzo disco dei Fatso Jetson, il primo a non essere pubblicato da SST. E’ un caledoscopio di brani strumentali vorticosi e divertenti, tirati e veloci ma non cervellotici o contorti. Lo stile unico di Mario la fa da padrona e ascoltando le sue idee troverete parecchi spunti che si trovano in decine di dischi di altre band.

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5 ) Nebula – To The Center (1999, Sub Pop)

Tutto è perfetto in questo disco: l’iconico scatto di copertina, la produzione del guru del grunge Jack Endino, la partecipazione di Mark Arm dei Mudhoney nella cover di “I Need Somebody” degli Stooges, le canzoni in grado di far esplodere il cervello di chi le ascolta. Eddie Glass e Ruben Romano, esuli dai Fu Manchu, dopo alcuni EP di riscaldamento gettano una bomba assoluta nel mondo dello stoner rock con “To The Center”, irresistibile mix di hard rock settantiano di scuola Blue Cheer, grunge irruento dei Mudhoney e psichedelia acida. La band è tiratissima e in forma come non sarà mai più (sebbene i successivi dischi si mantengano su standard ottimi) e spettina dal primo all’ultimo minuto.

6 ) Karma To Burn ‎– Karma To Burn (1997, Roadrunner)

Provenienti dal West Virginia i Karma To Burn vengono ricordati per essere una band stoner rock strumentale. Un vezzo che ha consentito alla band di diventare un culto per i fanatici del genere ma che per questo motivo non ha mai avuto grandi estimatori. Eppure quando la Roadrunner li mise sotto contratto si aspettava grandi cose. Per non sbagliare, l’etichetta impose un cantante e dopo aver provato John Garcia (ex Kyuss) la band prese nelle loro fila un loro amico chiamato Jay Jarosz. Fu ovviamente un flop: vennero licenziati e decisero di continuare come band strumentale. Eppure non perchè il cantante sia particolarmente dotato ma la versione Karma to Burn con la voce è una bomba che solo la potenza degli anni 90 non fece esplodere. Immaginatevi di buttare i Corrosion Of Conformity a rilassarsi nel deserto e avrete più o meno il sound di questo, inevitabilmente unico, disco.

7 ) Queens Of The Stone Age – QOTSA (1998, Loosegroove)

Sfibrato dall’esperienza Kyuss il chitarrista Josh Homme se ne va a Seattle a studiare ma finisce per suonare negli ultimi periodi degli Screaming Trees e di fondare una propria band. La chiama Gamma Ray per poi scoprire che il nome era già stato usato da dei power metallari tedeschi. Cambia nome in Queens Of The Stone Age e lo trasforma nel suo personale laboratorio musicale. Dopo alcuni concerti nella città del grunge se ne torna nella Coachella Valley e reclutato il vecchio amico Alfredo Hernandez registra l’esordio omonimo tutto da solo. L’album è la perfetta chiusura di una brillante stagione e apre le porte ad un cambio di registro del genere che avverrà nel nuovo millennio. Josh mescola con sapienza l’alternative rock e la psichedelia senza dimenticare le obbligatorie influenze anni 70 e proto punk.

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8 ) Natas – Ciudad De Brahman (1999, Man’s Ruin)

Cosa c’è di più stoner di un gruppo Argentino fissato con il deserto e i Kyuss? Sergio, Miguel e Walter formano i Natas (Satan al contrario) immediatamente dopo aver ascoltato i vagiti della band di Garcia e Homme. La leggenda vuole che addirittura gli argentini abbiano sviluppato le stesse intuizioni contemporaneamente ma conoscendo la loro cialtronaggine prendiamo l’affermazione con le molle. Dopo l’ottimo e grezzissimo “Delmar” il trio pubblicò “Ciudad De Brahman“, prodotto dal batterista dei Melvins Dale Crover e pubblicato dalla Man’s Ruin del graphic designer Frank Kozik. Se pensate che i Kyuss abbiano fatto pochi dischi aggiungete questo alla collezione perchè suona come un disco apocrifo della band di Palm Desert. Però, sarà che sono argentini, compensano la scarsa originalità alzando ulteriormente la temperatura: appena messo il disco suderete come dei dannati e inizierete a vedere draghi volanti, coyote arcobaleno, serpenti parlanti. Sul finire degli anni 90 tante band suonavano come i Kyuss ma nessuna lo faceva bene come i Natas.

9 ) Unida – Coping With The Urban Coyote (1999, Mans’ Ruin)

Dopo l’insuccesso dei Kyuss molti avrebbero scommesso in un futuro roseo per John Garcia e come semplice session man per Josh Homme. Il destino però è beffardo: è vero che Josh ci mise un pochino per carburare ma gli anni 2000 furono tutti all’insegna del successo grazie all’esplosione del disco “Songs For The Deaf“. Mentre John intraprese esclusivamente progetti che non lo portarono da nessuna parte. Uno dei più sfortunati fu quello a nome “Unida” che dopo l’ottimo esordio “Coping With The Urban Coyote” siglò un contratto discografico con la American di Rick Rubin per la pubblicazione del secondo disco “For The Working Man”. Disco che non fu mai pubblicato ufficialmente per colpa della fusione della label con la Columbia facendo finire il lavoro in un limbo da cui non è mai uscito. Più che pensare a cosa sarebbe successo possiamo ancorarci a quello che fu e “Coping With The Urban Coyote” è tutt’oggi uno dei dischi rock più intensi di sempre, un vero urlo sciamanico nel deserto il cui brano rappresentativo è il gigantesco monolite stoner “You Wish”, 9 minuti di crescendo psichedelico con pochi eguali nel genere. Ma non dimentichiamo di canzoni epiche come “Human Tornado”, “Black Woman”, “If Only Two” veri e propri punti di incontro fra l’hard rock da viaggio in autostrada e stoner rock. Non siamo ai livelli dei Kyuss ma poco, poco sotto.

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10 ) Slo Burn – Amusing The Amazing (1997, Malicious Vinyl)

L’EP da 20 minuti è stato uno dei formati simbolo del movimento stoner rock negli anni 90. Molti dei lavori migliori del genere sono usciti in questo formato e meriterebbero un articolo a parte per essere sviscerati (mica mi sono dimenticato delle Desert Sessions…). Fra tutti “Amusing The Amazing” è il più significativo e uno dei più celebrati. Gli Slo Burn sono la creatura di John Garcia nell’immediato post-Kyuss e avendo pubblicato solo questi pochi brani hanno sempre lasciato quella sensazione del “ne vorrei ancora”. Quattro brani che sprizzano calore ed energia ad ogni nota e che spiegano brevemente cosa sia stato lo stoner rock negli anni 90.

11 ) The Atomic Bitchwax – The Atomic Bitchwax (1999, Tee Pee)

Formati da Chris Kosnik (basso), Ed Mundell (chitarra) e Keith Ackerman (batteria) hanno negli anni cambiato formazione mantenendo ben presente la loro attitudine ultra-heavy in una discografia imperdibile dall’inizio alla fine (che ancora non è arrivata per fortuna)! Atomic Bitchwax sono un autentico spasso da vedere dal vivo e una goduria per le orecchie da ascoltare a casa. Mescolando con sapienza e gusto riff hard rock, psichedelia, stacchi vorticosi degni del progressive più ardito senza rinunciare alla forma canzone da imparare a memoria. L’esordio degli Atomic Bitchwax sembra uscito dalla metà degli anni 70 per prenderci a calci nel culo. Se pensate che lo stoner non possa o non debba essere tecnico vi ricrederete ascoltando questi tre pazzi. Un esordio che ancora oggi ha da insegnare.

12 ) The Heads – Relaxing With… (1996, Headhunter)

Tra il finire degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 la psichedelia correva forte nelle vene di tanti musicisti in ogni parte del globo. Ma in Inghilterra scorreva meglio che in altri posti: basta pensare a band come Spacemen 3 (e successivi Spiritualized), Jesus And Mary Chain, Loop, Thee Hypnotics e la scena shoegaze. Per certi versi anticipano il sound stoner usando però un approccio più ipnotico derivato dal massiccio ascolto di Kraut Rock. The Heads uniscono questi due mondi suonando sia acidissimi (più dei contemporanei gruppi americani) che potenti (d’altra parte i Black Sabbath sono inglesi) influenzando la futura produzione di etichetta come Rocket Recordings (per esempio gli Gnod). “Relaxing With…” a dispetto della copertina e del titolo non è un disco rilassante ma anzi vi caricherà di energia tossica che dovrete in qualche modo combattere. E’ come quando prendete dell’erba indica che in realtà è sativa.

13 ) Core – Revival (1996, Atlantic)

Esistono band anni 90 che non sono mai state debitamente incensate. Una di queste si chiama Core e ho come l’impressione che l’unico “revival” che li riguarderà sarà sempre quello che da il nome al loro esordio, addirittura pubblicato (ma prontamente dimenticato) da Atlantic e prodotto da Billy Anderson (Melvins, Neurosis, Today Is The Day). La band dei fratelli Ryan rockeggia duro snocciolando riff su riff senza lesinare assolazzi stoner e stacchi arditi. I Core giocano lo stesso campionato degli Atomic Bitchwax e non a caso il chitarrista e cantante Finn Ryan farà parte della band tra il 2005 e il 2020. Se vi siete mai chiesti come avrebbero suonato Jane’s Addiction e Smashing Pumpkins dopo aver ascoltato i Kyuss questa è la risposta. Notevole anche il successivo disco “The Hustle Is On“. Mai pubblicati in vinile, tanto per capire quanto siano dimenticati.

14 ) Acrimony – Tumuli Shroomaroom (1997, Peaceville)

I gallesi Acrimony ai tempi di “Tumuli Shroomaroom” furono battezzati dalla stampa come i “Kyuss europei”. Allo stesso modo degli americani sommergevano le orecchie degli ignari ascoltatori con bordate di lava incandescente ma a differenza dei Kyuss l’influenza dei Black Sabbath era molto più marcata, sebbene riuscissero a non suonare pienamente metal o doom (sennò non sarebbero in questa lista, tranquilli). Dopo l’esordio “Hymns To The Stone”, pubblicato dall’italiana Godhead, Acrimony pubblicano “Tumuli Shroomaroom” per la Peaceville, disco mai abbastanza incensato e ormai un po’ dimenticato. Forse per colpa di suoni un po’ grezzi e di canzoni meno carismatiche rispetto ai rivali ma c’è da dire che il loro sporco lavoro lo fanno eccome. Cercatelo e ve ne innamorerete: sia che siate metallari che rockettari.

15 ) 35007 ‎– 35007 (1997, Stickman)

Agli olandesi 35007 (Loose scritto al contrario) dobbiamo la nascita del Roadburn Festival: furono derubati dei propri strumenti a Roma e il festival nacque come benefit per la band. Il resto è storia. La fama dei 35007 però non è cresciuta di pari passo al festival, anzi è rimasta a livello “culto”. Chi è avvezzo del genere si sarà sicuramente imbattuto in “Liquid” pubblicato nel 2002 ma la band sfornava già negli anni 90 ottimi dischi di heavy space rock che devono qualcosa sia ai Kyuss che agli Hawkwind. C’è il suono del deserto ma anche dello spazio. A certificare la qualità ci pensa l’etichetta Stickman, da anni casa dei Motorpsycho.

16 ) 7Zuma7 – Deep Inside… (1999, Suburban)

Rimaniamo ad Eindhoven, Olanda, dove certamente girano ottime droghe e ottima musica. I 7 Zuma 7 appartengono a quel filone di band “alla Kyuss” che intasavano le uscite discografiche del periodo (periodo che onestamente mi manca molto, sennò non starei scrivendo questo articolo). Copertina alla “Man’s Ruin”, nome che non si dimentica, chitarre liquide e ribassate, voce da coyote e una discreta sezione ritmica fanno di questo disco un classico minore ma amato dai “vecchi” appassionati. Grazie alla loro semplicità in un certo senso dimostrarono che “si può fare” e proprio per questo è un disco ben più influente di quanto sembri.

17 ) Beaver – The Difference Engine (1997, Elegy)

Tos Nieuwenhuizen è un personaggio che ama essere defilato ma ha un curriculum di tutto rispetto. Fu tra i primi a suonare hardcore in Olanda e collaborò persino con Dave Grohl e Ian MacKaye. Sul finire degli anni 80 suonava nei God mescolando noise rock e progressive con una freschezza e originalità decisamente in anticipo con i tempi. Attualmente è il terzo tipo che vedete nelle foto dei Sunn O))) tra Greg Anderson e Stephen O’Malley. I Beaver sono il suo gruppo “stoner” che vede la presenza anche di Guy Pinhas (The Obsessed, Acid King) e la sponsorizzazione di Josh Homme. E’ difficile incasellare la band che suona mescolando un po’ tutte le influenze citate poc’anzi: strutture math rock, chitarroni dissonanti noise e riff hard rock anni 70 sono il classico mescolone “alternative” anni 90 che ha raccolto decisamente meno di quanto seminato.

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18 ) Clutch – Clutch (1995, EastWest)

Negli anni 90 i Clutch erano una band in cerca di una direzione. Agli esordi suonavano noise rock alla Helmet e risultavano decisamente diversi rispetto a quello che propongono oggi. Se il meglio della loro discografia arriverà negli anni 2000 questo “re-boot” sonoro (pur essendo un disco omonimo è il loro secondo) non è assolutamente da sottovalutare. Mostra già in nuce le caratteristiche che impareremo ad amare (riff rock blues, voce sanguigna, ritornelli irresistibili) senza rinunciare al nervosismo “noise” degli esordi e a stranezze assortite. Clutch sono sempre stati una band “stoner” perchè piace a quel tipo di pubblico più che per appartenenza sonora ma non credo sia un peccato capitale consigliare un loro disco. Perfetto se amate il groove, il rock boogie, una voce sopra le righe.

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19 ) The Mike Gunn – Almaron (1993, September Gurls)

Nell’anno di “Welcome To Sky Valley” una misconosciuta band texana pubblicava anche lei il terzo album: “Almaron” che a differenza dei Kyuss non fu mai oggetto di recupero e difficilmente lo sarà in futuro. Magari il nome non ha aiutato e neppure la copertina ma questo fa capire quanto critica e ascoltatori spesso si fermino all’apparenza. The Mike Gunn sono una delle punte di diamante della “scena mega psichedelica di Houston” che include anche Linus Pauling Quartet, Bayou Pigs, Dry Nods (citati in un lungo trip psichedelico all’interno del disco) una piccola comunità di band devote al rock alternativo immerso nell’acido offerto dai Butthole Surfers ma con i piedi ben piantati nella tradizione rock del Sud degli States (Allman Brothers).

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20 ) Various – Welcome To MeteorCity (1998, Meteorcity)

Fino all’avvento dei servizi streaming le compilation erano un ottimo modo per scoprire band affini, esattamente come accade ora con le playlist. Alcune volte venivano pubblicate sotto forma di colonne sonore, altri come tributi. Le più interessanti, a mio parere, sono quelle che in qualche modo provano a documentare una scena. “Welcome To Meteorcity“, che cita sia nel titolo che nella copertina “Welcome To Sky Valley” dei Kyuss, è la prima uscita dell’etichetta di Albuquerque “Meteorcity” che negli ultimi 20 e passa anni ha pubblicato alcuni dei dischi più belli del genere “heavy psichedelico”. “Welcome To Meteorcity” mette insieme una bella fetta delle più importanti band stoner rock/metal del periodo, alcuni al debutto assoluto. La compilation coglie il meglio della scena americana e i primi vagiti di quella svedese (di cui ti parlo qui) che sarà protagonista del decennio successivo. Sixty Watt Shaman, Fatso Jetson, Atomic Bitchwax, Goatsnake, Dragpack, Roadsaw, sHeavy (conosciuti precedentemente come Green Machine), Core, Dozer, Celestial Season e gran finale con John Garcia (sotto la sigla J.M.J.). Insomma una strenna per tutti gli amanti dello stoner nelle varie sfacettature. Esiste anche un seguito intitolato “Welcome Back To MeteorCity”.

Redazione

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