I 15 migliori dischi POST PUNK del 2021

La lista che vedrete non solo racchiude i migliori dischi “post punk” del 2021 ma in un certo senso è la lista dei migliori dischi usciti nel 2021. Un genere che non è propriamente un genere – il critico Simon Reynolds ci fece un librone bello spesso spiegando le differenze fra un gruppo storico e l’altro – ma più un movimento che definisce un periodo, formato da band nuove e veterani uniti dall’amore per le chitarre, i tempi ballabili (o comunque di derivazione funk, disco, dub) e un’attitudine scazzata e arrabbiata tipicamente punk. Potevano chiamarla new wave? Forse. Il post punk attuale ha attirato tanti giovani ad ascoltare gruppi attuali e nell’anno del boom del vinile hanno combattuto con i grandi a numeri di vendita. Durerà? Non è importante, l’importante è quello che ha generato: una serie di ottimi dischi e una rinnovata attenzione verso le “rock band” inusuali. Perché, vi piacciano o meno, queste band scelgono sempre la strada più difficile.

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1 – Dry Cleaning – New Long Leg (4AD)

E’ vero che “gli EP erano meglio” in quanto la band suonava a briglia sciolta ma c’è da dire che il trattamento di John Parish (produttore di PJ Harvey) ha reso i Dry Cleaning qualcos’altro. Ma, onestamente, qualcos’altro rispetto a qualsiasi altra band attualmente in attività e li ha resi senza dubbio la band più “cool” del 2021. E già spuntano i “cloni”: English Teacher, Sinead O’Brien e le già pompatissime Wet Leg che hanno fatto stragi di cuori negli Stati Uniti. Ma se la formula “voce scazzata e noise delirante” potrebbe essere un limite futuro, il presente ci dona “New Long Leg”, un disco perfetto dalla prima all’ultima nota. Echi di Television, Sonic Youth periodo Evol, Lydia Lunch, Patti Smith, Suicide, ma anche tanta personalità e trucchi di mestiere di Parish rendono un disco apparentemente difficile una passeggiata di salute.

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2 – Black Country, New Road – For The First Time (Ninja Tune)

Altro debutto che ha lasciato critica e pubblico a bocca aperta è quello dei londinesi Black Country, New Road, sette ragazzi che sembrano usciti da una serie televisiva anni 90 tipo Friends che incantano l’ascoltatore con arpeggi post-rock, cantato pseudo cantautoriale, arrangiamenti bislacchi. Difficile riassumerli, meglio ascoltarli.

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3 – Idles – Crawler (Partisan)

Incredibile che in questa lista gli Idles facciano la figura dei veterani, ma è altrettanto incredibile che dopo tre ottimi dischi abbiano confezionato il loro vero e proprio capolavoro. Abbandonati gli esordi “Jesus Lizard / The Fall” e il recente sbandamento “pop” di “Ultra Mono” la band del carismatico e molesto Joe Talbot dona ai propri ascoltatori un piatto ricco e maturo, curato ma senza perdere la tipica energia dei loro live.

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4 – Shame – Drunk Tank Pink (Dead Oceans)

Il secondo lavoro degli Shame è un disco che non è stato accolto molto favorevolmente all’uscita e anche oggi non appare in molte liste di fine anno. Ed è un peccato perchè “Drunk Tank Pink” viene fuori sulla lunga distanza grazie a linee vocali ispirate e arrangiamenti mai banali. Fra tutti i gruppi del lotto “post punk” sono quelli che hanno giocato apparentemente sul sicuro ma ascoltando il disco con attenzione capirete che non è proprio così: la genialità della band è nei dettagli. Se l’avete snobbato dategli qualche possibilità in più: ne rimarrete sorpresi!

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5 – Lice – Wasteland Or “What Ails Our People Is Clear” (Settled Law)

Dal punto di vista puramente critico probabilmente “Wasteland” sarebbe il disco dell’anno. Il loro art-rock sporcato di progressive, punk, alternative è una manna per scribacchini e cultori musicali in cerca di riferimenti e citazioni (l’intonarumori, il logo crassiano, il concept album…) ma è anche vero che non è proprio una passeggiata ascoltarli. Ma se avete pazienza (dote che in ogni caso accumuna l’ascolto della maggior parte dei dischi in questa lista) scoprirete una band in stato di grazia che ha raccolto pochissimo in virtù di una proposta non banale e decisamente ricercata.

6 – FACS – Present Tense (Trouble In Mind)

FACS sono di Chicago e sono dei veterani della scena: Brian Case era nei Disappears e nei 90 Day Men, Alianna Kalaba nei We Ragazzi. Insieme a Noah Leger suonano un intelligente mix di post punk, dub e noise debitore di PIL, Gary Numan, Gang Of Four, Scorn. Quarto album in quattro anni e quarto centro.

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7 – Moin – Moot! (AD 93)

Non so se questo disco possa considerarsi post-punk perchè fondamentalmente è una “jam” fra i Raime e la batterista Valentina Magaletti (Floating Points e mille altri progetti) ma come si potrebbe definire un mix fra post-rock, elettronica oscura, dub, noise se non proprio con questo termine? Siamo nel versante più intellettuale (un po’ come i FACS) e meno di pancia ma le atmosfere evocate dai Moin non sono tanto distanti dai dischi Touch & Go e Dischord che uscivano a metà anni 90. E con cui non sfigurano affatto.

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8 – Squid – Bright Green Field (Warp)

Il produttore Dan Carey è sicuramente il miglior talent scout del genere e con gli Squid di Brighton scopre una band che probabilmente sarà in grado di dare il meglio in futuro (motivo per cui non entrano in top5) ma già con l’esordio “Bright Green Field” ci fa quasi gridare al capolavoro. Echi di LCD Soundsystem e DFA Records, post-hardcore alla Dischord, post-rock, Gang Of Four, Wire, This Heat, PIL mescolati un po’ alla rinfusa e proprio per questo sorprendenti e sbilenchi.

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9 – Goat Girl – On All Fours (Rough Trade)

Se vi mancano le prime Warpaint arrivano le Goat Girl a consolarvi con il loro secondo album, prodotto dal prezzemolino Dan Carey. Dream pop con ritornelli retro mescolato a melodie sghembe; musica che pur suonando orecchiabile non ha paura di prendere strade impreviste mantenendo la classica durata radiofonica. Come per ” Drunk Tank Pink” degli Shame anche “On All Fours” suona banale solo all’apparenza.

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10 – Viagra Boys – Welfare Jazz (Year0001)

Mentre gli Idles riescono a compensare alla personalità straripante di Joe Talbot i Viagra Boys sono totalmente succubi di Sebastian Murphy, finendo per diventarne una backing band. Non è necessariamente un male se il cantante ha carisma e carica la band come un direttore d’orchestra in trip d’acido. “Welfare Jazz” ha il suono della classicità rock drogata di Nick Cave, Iggy Pop e Tom Waits, ma con il beat “dance” che viene fuori qua e là estraendosi singoli da urlo come “It Ain’t Nice” e “Girls And Boys”. In più c’è pure il tributo a John Prine con Amy di Amyl And The Sniffers. Un disco che alla fine prende pieghe più rock ma l’attitudine (post)punk è tutta nella pancia di Seb.

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11 – Black Midi – Cavalcade (Rough Trade)

Post punk e fusion possono coesistere? Nel linguaggio multicolore dei londinesi black midi la risposta è affermativa. E allora consideriamo “Cavalcade” come un’ipotetica gigantesca jam fra le band post-punk inglesi (e irlandesi) e la scena neo-jazz londinese (Idles, Fontaines DC, Shame, Dry Cleaning, Girl Band, The Murder Capital, Comet Is Coming, Yussef Dayes, Moses Boyd, Sons of Kemet). Il risultato è un mattone indigesto ai più e che manda in fibrillazione gli amanti di tecnicismi e idee sbilenche. Se siete tra i primi andate direttamente al prossimo disco, se siete tra i secondi piazzate “Cavalcade” al primo posto della lista.

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12 – Geese – Projector (Partisan)

Doveva essere l’ultima rivelazione del 2021 ma si è sgonfiata velocemente. Eppure questi cinque ragazzotti di Brooklyn, prodotti indovinate un po’ da chi (Dan Carey), non sono per niente male. “Projector” ha il suono degli Strokes che jammano con i Franz Ferdinand e decidono di fare un disco che mette in luce le velleità sperimentali di entrambi. Detta così può sembrare sia una figata clamorosa, sia una roba repellente. La verità è ovviamente nel mezzo perché se non tutto è perfettamente a fuoco quando azzeccano il pezzo i Geese convincono appieno e strappano applausi. Ancora acerbi ma proprio per questo degni di essere segnalati.

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13 – Kælan Mikla ‎– Undir Köldum Norðurljósum (Artoffact Records)

Come dimenticare l’area “goth” del post-punk che anche nel 2021 è più viva che mai? Fra tutti segnaliamo il trio femminile islandese Kælan Mikla che arrivano con “Undir Köldum Norðurljósum” al quinto disco e il secondo per Artoffact Records. Le sonorità strizzano l’occhio al versante goth del metal, ospitando in un brano gli Alcest e proponendo una formula che sprizza lame di ghiaccio negli occhi dell’ascoltatore tanto quanto un disco black metal. Ma semplicemente a livello di attitudine, qui i chitarroni sono praticamente assenti.

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14 – Tropical Fuck Storm – Deep States (Joyful Noise)

Gli Australiani Tropical Fuck Storm sono una delle formazioni più strampalate non solo del continente ma di tutto il globo. Guidati da Gareth Liddiard dei Drones e supportato dalle tre compagne Fiona Kitschin, Lauren Hammel e Erica Dunn i nostri arrivano al terzo disco con la sicurezza di quelli che la sanno lunga e che quindi si divertono a scompigliare le certezze dell’ascoltatore. Pensate ad uno Joe Strummer che invece di voler diventare un’icona pop decide di abbracciare Captain Beefheart e le sue strampalate costruzioni sonore. World music che si tinge di noise, pop che non rimane in testa, rock senza spina, suonini che vanno e vengono. Se lo volete fare strano “Deep States” è il disco giusto.

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15 – Iceage – Seek Shelter (Mexican Summer)

Prodotto da Sonic Boom “Seek Shelter” ci mostra finalmente gli Iceage in versione “adulta” con riferimenti sonori che includono Nick Cave, Stooges, Primal Scream, The Fall, post punk e brit rock. “Seek Shelter” è il futuro del post-punk suonato da una band che sia per ragioni anagrafiche che di necessità ha deciso di smettere di giocare per mettersi affianco dei grandi del rock.

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In sintesi:

  1. Dry Cleaning – New Long Leg
  2. Black Country, New Road – For The First Time
  3. Idles – Crawler
  4. Shame – Drunk Tank Pink
  5. Lice – Wasteland
  6. FACS – Present Tense
  7. Moin – Moot!
  8. Squid – Bright Green Field
  9. Goat Girl – On All Fours
  10. Viagra Boys – Welfare Jazz
  11. Black Midi – Cavalcade
  12. Geese – Projector
  13. Kælan Mikla ‎– Undir Köldum Norðurljósum
  14. Tropical Fuck Storm – Deep States
  15. Iceage – Seek Shelter

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