Drop Out Life With Bong In Hand: Guida alle Bong Band
ATTENZIONE: QUESTO ARTICOLO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE!
Una delle cose che gli amanti dello stoner / doom / sludge adorano è fumare marijuana: ascoltare musica lenta ed heavy e “stonarsi” sono due attività che vanno a braccetto fin dai primordi del genere. Pensate al successo del popolare Roadburn Festival, basato anche sulla comodità di ascoltare ottime band dopo aver fatto una visitina al locale coffee shop. Poche cose sono più belle di un concerto degli Sleep da strafumati o di godersi gli Earth comodamente seduti in una poltroncina a far decantare “la botta”. E difficilmente un concerto dei The Witch può risultare così interessante se non condito da un po’ di White Widow.
La devozione verso le sostanze “leggere” si traduce anche in uso di strumenti casalinghi come il Bong, ovvero la famosa pipa ad acqua celebrata nel primo verso di “Dopesmoker” degli Sleep, vero e proprio manifesto del genere: “Drop Out Life With Bong In Hand / Follow the smoke toward the riff filled land“.
In questo articolo non parliamo di tutte quelle band che celebrano l’uso di Marijuana o Hashish (Electric Wizard, Weedeater, Dopethrone ecc) ma di tutte quelle che fin dal “moniker” celebrano proprio il Bong.
Bong
Partiamo dai Bong, una delle band che hanno nel Roadburn Festival la ragione di vita e, non a caso, due dischi della loro infinita discografia sono proprio registrati a Tilburg nel 2010 e nel 2014. I Bong suonano Doom / drone psichedelico tipo Sunn O))) con brani lunghissimi e un vago senso spirituale. L’album più popolare è il programmatico “Stoner Rock” (ma di rock neanche l’ombra), l’ultimo è “Thought and Existence” uscito nel 2018. “We Are, We Were and We Will Have Been” sta a metà dei due ed è altrettanto consigliato, ma la discografia è decisamente ricca: fra live (25), ep (4), split (11), compilation (2), box set (2) e dischi in studio (8) arriviamo tranquillamente a 50 release!
I Bong sono una band da gustare sdraiati, possibilmente guardando le stelle senza farsi troppe domande.
Bongzilla
I Bongzilla sono una storica band sludge del Wisconsin con all’attivo quattro dischi pubblicati da Relapse Records tra il 1999 e il 2005 e svariati split e singoli per etichette underground. Se conoscete il sound slabbrato e violento di band come Weedeater, Buzzoven sicuramente anche i Bongzilla vi saranno famigliari. Altrimenti immaginatevi i Black Sabbath che suonano hardcore con distorsioni mal ridotte e testi inneggianti alla Marijuana. Ogni tanto fanno una reunion: nel caso siate in zona non perdeteveli!
Bongripper
Anche i Bongripper sono di casa al Roadburn, e anche loro hanno in discografia un album dal vivo registrato in Olanda. Ma al di là dell’immaginario satanico/stonato/cialtronesco il quartetto di Chicago suona un ottimo post-metal/sludge ricco di influenze e per questo consigliati anche agli amanti di band seriose come Isis e Russian Circles. Ricca discografia (il cui primo approccio consigliato solitamente è tramite “Satan Worshipping Doom”), praticamente autoprodotta e non facile da reperire. Ma vale lo sforzo di essere cercata tra i pusher più esperti.
Belzebong
I polacchi Belzebong sono un assalto sabbathiano psichedelico che sprigiona essenze di marijuana ad ogni colpo di rullante. I loro dischi, distribuiti tramite passaparola carbonaro, sono imperdibili per chi ama i momenti più heavy lisergici degli Sleep: “Sonic Scapes & Weedy Grooves”, titolo del primo album, descrive al meglio la missione sonora della band. Per loro l’orologio segna sempre le 4:20.
Bongwater666
Fra i prime-mover del movimento stoner rock degli anni 90 i canadesi Bongwater hanno avuto vita breve e pubblicato una manciata di cassette autoprodotte, attualmente irreperibili. Il titolo della loro cassetta del 1997, “Pissed Off And…FUZZED OUT!!!”, riassume al meglio il carattere della band della vecchia scuola rock psichedelica alla Kyuss / Monster Magnet.
Bong Breaker
Mink Koops e Wilmar Timmerman, ovvero i Bong Breaker, sono un duo olandese dedito ad un doom sludge a cavallo tra le pesantezze lisergiche degli Yob e il primitivismo degli album degli OM periodo Hakius. Nel 2014 hanno pubblicato un discreto esordio intitolato “Mountain”, che potete ascoltare su bandcamp.
Bong-Ra
Bong-Ra è l’alias di Jason Köhnen, un olandese dedito a musica elettronica break-beat, rave (da cui viene il suffisso “Ra”), jungle che nel 2018 ha avuto la svolta “doom” occulta. Invitato al Roadburn ha successivamente pubblicato il mini album “Antediluvian” in collaborazione con il batterista Balazs Pandi (Merzbow, Keiji Haino). “Antediluvian” è un oscuro viaggio doom/drone/ambient con vaghe influenze jazz e cinematiche, molto personale e passato ingiustamente in secondo piano. Produce l’olandese Svart Lava.
Space Bong
Space Bong sono otto australiani inizialmente devoti allo sludge/crust (l’esordio del 2010 si intitola “The Passion Of The Crust”) ma via via si sono avvicinati a sonorità drone metal imparentate con black metal, sludge e doom. Particolarità della band è di aver pubblicato i propri album in cassetta e addirittura in videocassetta (che potete vedere digitalizzata qui sotto in tutto il suo acido splendore). In “Deadwood To Worms”, pubblicato nel 2015, è presente una cover super ribassata di “If I’m In Luck I Might Get Picked Up” della regina del funk/rock Betty Davis.
Bong Of Cthulhu
La versione svedese dei Belzebong con tematiche Lovecraftiane si chiama Bong Of Cthulhu. Un solo album per loro, pubblicato nel 2015 e disponibile esclusivamente in digitale. Pachidermici, monolitici, monocordi e monocolori: l’ideale per i fan del doom più pigro.
Sonic Bong
Benchè il panorama politico attuale sia assolutamente contrario, l’Italia non è per fortuna immune alla marijuana e allo stoner rock: Sonic Bong, per esempio, vengono da Roma e con due demo all’attivo promuovono la sintetica ed efficace filosofia “Smoke Weed, Fuck Jesus”. Riff ciccioni, voce allucinata, ritmiche groove, registrazione grezza: da supportare senza riserve.
Godzillabong
Anche i Godzillabong vengono da Roma. Formati nel 2017 hanno pubblicato il loro EP d’esordio autoprodotto a Luglio 2019 intitolato “Doomsday Guru”. Stoner metal da jam session dentro le coltivazioni di canapa; molto classico nel sound e nella ricerca dei riff ma la lunghezza dei brani rende l’ascolto piacevole e coinvolgente permettendo di farsi avvolgere dalla nube di fumo sprigionata dai bong.
King Bong
I milanesi King Bong sono dei veterani della scena stoner tricolore. Il primo album “How I Learned To Stop Worrying And Love The Bong” è stato pubblicato nel 2008, e mostrava già una band interessante nel maneggiare la materia stoner rock in versione acid. In più di 10 anni Alberto Trentanni, Andrea Ferrari e Matteo Ravelli hanno pubblicato una dozzina di dischi, tutti (a parte un paio) autoprodotti e distribuiti digitalmente. A loro modo portano avanti la tradizione delle sonorità care a label psichedeliche come Electrohasch e El Paraiso.
Bong Cauldron
BongCauldron sono un trio di Leeds dedito ad un doom/sludge tipicamente inglese tra Iron Monkey ed Electric Wizard ma con qualche influenza “groove” americana da pogo selvaggio. Il loro unico disco si intitola “Binge” ed è uscito nel 2017: consigliati a coloro che vogliono chitarre spesse e voce mascolina.
BongThrower
I BongThrower arrivano dalla Germania citando in un colpo solo Bolt Thrower e Belzebong (che hanno una canzone intitolata in questo modo). Riff scolpiti nella pietra, voce strozzata, odore di zolfo e velocità da Zombi putrefatti old school sono gli ingredienti del demo uscito nel 2017. Doom luciferino da messa satanica. O più verosimilmente da bong stappato a luci spente.
Bee Bong
Suonare stoner / doom per sensibilizzare il pubblico sulla problematica delle api in via d’estinzione a causa degli abusi di droga? Perchè no! I Bee Bong vengono dal Tennessee e da lì probabilmente non si sono mai mossi. Ma almeno hanno aiutato a salvare le api. O molto più realisticamente hanno speso tutti loro pochi soldi in droga.
Bong Goblin
Gli inglesi Bong Goblin sono un acidissimo gruppo sludge: voce strozzata, effetti lisergici, tempi hardcore intervallati da break doom e un senso di allegra cialtronaggine rendono gradevole e particolare l’ascolto. Nel 2014 hanno pubblicato il loro primo e unico album “Buddy Waters” che narra le gesta del Grand Bong Goblin.
Bong Threat
Ecco un gruppo veramente ignorante (non che questo sia un circolo di intellettuali)! I Bong Threat fanno del bong la base di partenza per creare efferatezze sonore di dubbio gusto, come una festa a base di alcol scadente, salsiccia del discount e zero ragazze. I Bong Threat se ne fregano di tutto e si crogiolano nella loro spassosa botta lisergica. Il loro purtroppo unico demo uscito nel 2014 è disponibile esclusivamente in digitale.
Goat Bong
“Drudge, Dregs and Degradations”, “Goat Worship & Sodomy”, “Lamentation, Mourning & Woe”, sono i titoli dei lavori dei texani Goat Bong contenente psichedelia a fiumi, musica strumentale e quella mollezza quasi gommosa da fumo buono. Goat Bong sono meglio di quanto vogliano farci credere: ascoltateli e rimarrete conquistati dal sapore dolce e dal crescendo “progressivo” della loro allucinazione.
War Bong
I War Bong sono un delicatissimo trio guerrafondaio di Nashville inneggiante alla “World War Weed” tramite un violentissimo hardcore/sludge/death metal super ribassato e distorto. Nel secondo demo “Abandon All Dope” (2014, ascoltabile su bandcamp) svettano titoli come “Red Eyes Of The Damned”, “Infernal Exhalations”, “Hash Golem”.
Battery Acid Bong of Doom
I danesi Battery Acid Bong Of Doom (aka BAB O.D.) suonano uno sludge/doom/death lofi parecchio pestone. I loro grezzi demo sembrano registrati nel 1993, eppure sono del 2015. Il primo è più vicino al death/sludge, mentre il secondo (o il terzo, non è ben chiaro date le scarse informazioni divulgate) maggiormente groovoso e stoner, carico di riff degni degli Orange Goblin. In entrambi i casi sempre marci al punto giusto.
Macaco Bong
I Karma To Burn brasiliani? Forse, ma anche qualcosina di più. Perchè i Macaco Bong hanno i riff heavy dello stoner ma anche la stortezza del math rock e l’arroganza tecnica del prog e del jazz. Nel 2017 hanno coverizzato Nevermind dei Nirvana in versione strumentale, completamente riarrangiato (l’album si intitola “Deixa Quieto”) e vale la pena di dargli un ascolto. Ma ovviamente i dischi principali sono molto meglio: “Artista Igual a Pedreiro” (2008), “This is Rolê” (2012), “Macumba Afrocimética” (2015), “Macaco Bong” (2016). Totalmente differenti rispetto alla media delle “bong band” ma non per questo meno affascinanti, anzi.
Kapitan Bongo
I Kapitan Bongo di Varsavia, partiti come band stoner psichedelica hanno ampliato le proprie influenze con caratteristiche maggiormente progressive (alla Baroness/Mastodon) con l’album “Odmet”, pubblicato nel 2018. Tra le pieghe di cose già sentite però sviluppano alcune intuizioni molto personali. Una band da tenere d’occhio.
Bonglord
Provenienti da Ann Arbor, Michigan i Bonglord hanno in discografia un demo omonimo pubblicato nel 2017. Quattro brani di stoner rock / metal psichedelico belli pesantucci. La band non sembra intenzionata a pubblicare un seguito, quindi accontentiamoci di quello che hanno registrato.
Bongbongbeerwizards
Bong, birra e maghi. Cosa c’è di più classicamente stoner doom di queste tre cose? I tedeschi Bongbongbeerwizards non si fanno intimidire dai clichè e nel loro unico album autoprodotto uscito nel 2019 “Bong Hit Wonders” infilano anche suore stonate e riff suonati con Matamp, Sound City e Ampeg. Banali? Probabilmente. Potenti? Certamente.
Bongtower
Anche i russi Bongtower sono ossessionati dalle suore lascive, birraiole e fumatrici. Il sound del loro esordio autoprodotto del 2019 “Altered States” è uno sludge bello intenso e “in your face”, degno di affiancare pesi massimi del genere come Weedeater, Iron Monkey, Dopethrone e Bongzilla. Riff sabbathiani, groove e tanta rabbia.
Autoproduzioni, demo, progetti estemporanei: le “bong band” sembrano nascere più per scherzo che per volontà di lasciare il segno. Allo stesso tempo le etichette (anche underground) pur promuovendo la musica “stoner” sembrano schivare qualsiasi band più esplicita. Parlare di “bong” è quindi una delle forme più estreme di musica attualmente in circolazione? O semplicemente sono tutti troppo pigri per far girare i loro demo?