Greg Anderson, la carriera del Southern Lord

Nel 2019 sono 20 anni dalla nascita della Southern Lord, etichetta fondata da Greg Anderson per promuovere la sua band Sunn O))) e i progetti collaterali del periodo. Ma quanti conoscono il suo percorso musicale? In questo articolo partiamo dalla sua prima band hardcore formata a metà anni 80 e arriviamo ai futuri This White Light che pubblicheranno l’esordio quest’anno. In mezzo tanta musica e tanta passione! 

False Liberty

hardcore

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I False Liberty furono la primissima band di Greg, nato a Seattle nel 1970 e che già a sedici anni era a sgolarsi dietro ad un microfono. Oltre a lui troviamo Victor Hart (poi in Brotherhood e Resolution) alla batteria e tali Pete Holden e Justin Vaccaro (poi in Robot Assassins). La band, che suonava un veloce punk hardcore tipico del periodo, pubblicò solamente una cassetta (“The Zoo Is Free”) e un 7″ EP (“Silence Is Consent”).

Curiosamente, tra le velocità folli delle canzoni, possiamo ascoltare una cover di Electric Funeral dei Black Sabbath e una manciata di riff vagamente alla Iommi in “Too Late To Think”, nei break di Disciples of Stupidity” e nell’intro di “Robbing Yourself”. E’ materiale senza dubbio grezzo, ma non banale. Se vogliamo fare un paragone fra band locali in attività in quel periodo le sonorità sono più vicine agli Accused che ai Green River.

Discografia:
The Zoo is Free  (Cassette – 1986)
Silent Is Consent (7″ – One Step Ahead Records – 1986)

Brotherhood

hardcore straight edge

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L’affinità con gli Accused non fu casuale e portò la nuova band di Greg e Victor, i Brotherhood, a condividere un tour negli States.

I Brotherhood erano una delle tante band del movimento Straight Edge del periodo, nato seguendo i dogmi dei Minor Threat e trasformatosi con l’avvento delle Youth Crew (Youth Of Today, Gorilla Biscuits, Judge, Bold) in un vero e proprio genere musicale. Il primo bassista era Ken Hagel, curatore della fanzine Open Your Eyes, poi sostituito da Nate Mendel che finirà negli emo Sunny Day Real Estate e poi nei Foo Fighters. Greg era il chitarrista ed entrò i Brotherhood dopo lo scioglimento dei False Liberty e degli Inner Strength, quest’ultimi dalla vita assai breve.

I Brotherhood sintetizzavano lo stereotipo della band del genere: capelli corti, canottiere e felpe col cappuccio, break e salti, urla, intransigenza e testi impegnati ma il loro modo di fare, genuino e appassionato, gli fece svalicare i naturali confini di un sottogenere piuttosto chiuso e spesso bistrattato persino dalla comunità hardcore e punk.

Discografia:
Brotherhood of Friends (Cassette – 1989)
No Tolerance For Ignorance (7″ – Skate Edge Records – 1989)
Words Run… As Thick As Blood (Compilation – Crucial Response – 1989)
Till Death… (Compilation – Southern Lord – 2014)

Galleons Lap

hardcore emo

Chiuso il capitolo Brotherhood, l’allora sorridente e biondo Greg si insinuò negli Amenity di San Diego con cui registrò un 7″ intitolato “Chula Vista” e successivamente pubblicò un singolo con gli sconosciuti Statement intitolato “Don’t Sacrifice Me”. Entrambe le uscite erano marchiate “Battery Records” di Seattle, etichetta di Greg che pubblicò giusto un singolo dei Treepeople e, qualche anno più tardi, uno degli Engine Kid.

Abbandonato il circuito hardcore straight edge, Greg si buttò nel nascente fenomeno indie/emo. I Galleons Lap formati da Greg, Nate Mendel, Lenny Richardson e Eric Akre (che finirà nei Treepeople) abbandonarono la muscolarità dell’hardcore e ne abbracciarono la disperazione e l’epicità. Il loro unico disco “Themes And Variations A Counter Industrial Revolution”, registrato nel 91 agli Avast di Seattle, era vicino al sound di Rites Of Spring, Embrace e si muoveva nei territori del nascente post-hardcore marchiato Fugazi. Il giovane Greg  aveva il gusto ben piantato nella discografia della Dischord Records.

Discografia:
“Themes And Variations A Counter Industrial Revolution” (cassette / LP – 1991)

Engine Kid

post rock / math rock / alternative

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A questo punto della carriera le cose iniziarono a farsi realmente interessanti. Fra tutte le esperienze dei primi anni di Greg possiamo annoverare giusto i Brotherhood come band da ascoltare con attenzione ma, a meno che non siate patiti del genere, difficilmente noterete grandi differenze con le comuni formazioni straight edge. L’esperienza Engine Kid, invece, fu sicuramente stimolante e ricca di contenuti. E, dopo che avrete ascoltato con attenzione i loro lavori, sarete d’accordo nell’affermare che furono anche una formazione con un sound unico.

Engine Kid si formarono nel 1990 con Brian Kraft al basso, Chris Vandebrooke alla batteria (successivamente sostituito da Jade Devitt) e Greg Anderson alla voce e alla chitarra. I primi lavori, ossia l’EP “Astronaut” e il full length “Bear Catching Fish” uscirono per la mitica C/Z, etichetta di Seattle che pubblicò la leggendaria compilation Deep Six (con Green River, Skin Yard, Soundgarden, Melvins, Malfunkshun e U-Men) e dischi di Skin Yard, Coffin Break, Hammerbox, Treepeople, Built To Spill, 7 Year Bitch e Presidents of The USA. Senza dubbio una label che prima o poi meriterà una monografia su queste pagine.

“Bear Catching Fish” è un album da più parti definito alla “Slint”. Cosa che poteva essere più o meno vera nell’EP “Astronaut”: senza dubbio “Spiderland” era nelle corde della band, soprattutto nell’uso delle dinamiche, delle soluzioni sbilenche e delle melodia prettamente strumentale. Ma, contando che “Spiderland” è uno dei dischi più influenti degli anni 90 (e non solo) non se ne può certo fare una colpa. Anzi, a suo modo gli Engine Kid ne offrirono una nuova visione, più rumorosa e meno indolente. “Bear Catching Fish” non è un disco post rock nella ormai abusata concezione alla “Mogwai” ma un disco post rock nella concezione di superamento di una categoria musicale.

Un vero e proprio superamento di categoria che avvenne con “Angel Wings”, incredibilmente pubblicato dalla hardcore label Revelation Records, come il precedente split con il folle colletivo Iceburn. “Angel Wings” è il punto di incontro fra il grunge e il jazz: chitarroni epici lasciati decantare, melodie “disperate” suonate vicino a tempi bizzarri, cover di John Coltrane (Olè), tributi ad Herbie Hancock, lunghe jam psichedeliche, rumore assortito e anche una buona dose di metallo. “Angel Wings” è uno dei dischi più originali, e belli, degli anni 90.

L’avventura degli Engine Kids continuò ancora per un paio di anni, fino al 1997; dopo “Angel Wings” pubblicarono giusto una manciata di singoli e split per poi sciogliersi.

Discografia:
Novocaine (7″ – Battery Records – 1992)
Astronaut (EP – C/Z – 1993)
Bear Catching Fish (LP – C/Z – 1993)
Iceburn / Engine Kid (Split – Revelation – 1994)
Angel Wings (LP – Revelation – 1994)
Silkworm / Engine Kid (Split – C/Z – 1994)
Breakdown (Single – Backyard – 1995)
Heater Sweats Nails (7″ – Troubleman – 1995)

Thorr’s Hammer

doom / death metal

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Nell’Inverno del 1994 la carriera di Greg Anderson ebbe una svolta con la prima incursione in territori prettamente metal e la prima collaborazione con un altro chitarrista di Seattle chiamato Stephen O’Malley. Il duo, infatti, esordì col progetto Thorr’s Hammer, band che divenne negli anni un vero e proprio culto sotteraneo. Alla voce troviamo la diciassettenne Norvegese Runhild Gammelsæter, negli Stati Uniti per una “vacanza studio”. La band era completata da Jamie Sykes e James Hale. I nostri ci diedero parecchio dentro per confezionare un album nero e crudele ma soprattutto rimane negli annali la straordinaria performance vocale di Runhild. Thorr’s Hammer rimasero attivi sei settimane, in cui registrarono il demo “Sannhet i Blodet”, l’EP “Dommedagsnatt” e fecero un paio di concerti.

Discografia:
Sannhet i Blodet (Demo – 1995)
Dommedagsnatt (Cassette – 1996)

Goatsnake

stoner rock

goatsnake

Dopo lo scioglimento dei Thorr’s Hammer, Anderson, O’Malley e Sykes continuarono a jammare con riff oscuri e pesanti. Reclutarono Edgy 59 alla voce e G. Stuart Dahlquist al basso: il risultato furono i Burning Witch. Anderson, a sorpresa, abbandonò la band quasi subito per andare a Los Angeles a suonare con i membri dei disciolti The Obsessed, Guy Pinhas e Greg Rogers, rispettivamente al basso e alla batteria. Alla voce reclutarono Peter Stahl, che dopo anni di strilla hardcore con gli Scream, si era messo a cantare nei Wool con il fratello Franz. I Wool sono uno dei tanti nomi dimenticati degli anni 90, ma che in qualche modo influenzarono la nascente scena “desert rock“.

Nacquero così i Goatsnake che, merito del loro curriculum, si insinuarono in fretta nel giro dell’emergente fenomeno stoner rock, pompato verso la fine degli anni 90 da etichette come Man’s Ruin, Small Stone e Meteorcity. I primi singoli però furono licenziati dalla Warpburner Records (Man Of Light) e dalla Prosthetic (The Innocent). Il sound primordiale dei Goatsnake era quello di un pachidermico groove metal suonato alla Black Sabbath con la voce soul/grunge di Pete Stahl. In breve tempo si ritrovarono a condividere il palco con Unida, Fatso Jetson, Electric Wizard ed Orange Goblin, ovvero il gotha della scena stoner/doom dell’epoca.

Il primo disco fu pubblicato negli USA da Man’s Ruin e in Europa da Rise Above ma, purtroppo, iniziò anche il balletto dei membri della band che tra una dimissione e l’altra si stabilizzò sull’ accoppiata Anderson/Stahl.

Nel 2000 uscirono con uno split con gli amici Burning Witch, con l’EP “Dog Days” e con il secondo album “Flower Of Disease” ma dopo questo diluvio di uscite si sciolsero. Si riformarono nel 2004 con l’ennesimo cambio di formazione e pubblicarono l’EP “Trampled Under Hoof”. Arrivò puntuale lo scioglimento ma questa volta per la reunion dovremo aspettare fino al 2010, anno in cui suonarono al Roadburn Festival in formazione originale. Nel 2015 pubblicarono il terzo disco “Black Age Blues”. Cambiano i bassisti ma la formula è sempre la stessa: pur spingendo maggiormente sul terreno soul i riff rimangono pachidermici e ribassati.

Discografia:
IV (7″ – Prosthetic Records – 1998)
Man of Light (7″-  Warpburner Records – 1998)
Goatsnake Vol. 1 (LP Man’s Ruin Records – 1999)
Goatsnake/Burning Witch (Split – Hydra Head Records – 2000)
Dog Days (EP – Southern Lord Records – 2000)
Flower of Disease (LP – Man’s Ruin Records – 2000)
Trampled Under Hoof (EP – Southern Lord Records – 2004)
Black Age Blues (LP – Southern Lord Records – 2015)

Sunn O)))

drone – metal – experimental

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Nati come cover band degli Earth (il nome della band è ispirato dall’album “Sunn Amps and Smashed Guitars”) il progetto del duo Anderson / O’Malley, pur essendo il più sperimentale della loro carriera è anche il più remunerativo. Sarà la stravaganza del nome, sarà l’approccio esagerato delle loro live performance ma i Sunn O))) sono sicuramente il gruppo di punta del genere drone e il più venerato. Per lo più non capito (“ma è solo rumore” “cosa c’è di bello?” “i dischi sono tutti uguali” “roba da pazzi”) i nostri sono studiati e ascoltati da un’audience variegata: il metallaro, l’amante della psichedelia, del post rock, del kraut e anche, semplicemente, da un sacco di poser. Ma che male c’è? Come direbbe qualcuno “è solo rock and roll!” Già ma il rock dov’è? Non è questa la sede per sviscerare la ricca e varia discografia della band, sennò non ne usciremmo più. Ma dai primi “Grimmrobe Demos” di strada ne è stata fatta tanta. Collaborazioni importanti (Julian Cope, Scott Walker, Ulver, Boris, Earth, Nurse With Wounds) fanno sì che ogni disco, nella sua pesantezza, sia sempre diverso l’uno dall’altro. Se non sapete come districarvi vi consigliamo un punto di partenza a metà strada: “Monoliths & Dimensions”, del 2009. Ma soprattutto andate a vederli dal vivo, preparati non come per andare a vedere e sentire un concerto rock ma per vivere un’esperienza extra sensoriale unica al mondo.

Discografia
The Grimmrobe Demos (demo 1998)
ØØ Void (Hydra Head – 2000)
Flight of the Behemoth (Southern Lord – 2002)
White1 (Southern Lord – 2003)
White2 (Southern Lord – 2004)
Black One (Southern Lord – 2005)
Altar (with Boris – Southern Lord – 2006)
Oracle (Southern Lord – 2007)
Dømkirke (Southern Lord – 2008)
Monoliths & Dimensions (Southern Lord – 2009)
Terrestrials (with Ulver – Southern Lord – 2014)
Soused (with Scott Walker – 4AD – 2014)
Kannon (Southern Lord – 2015)

Teeths Of Lions Rule The Divine

drone metal – doom

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Tra un disco dei Sunn O))) e l’altro, Greg Anderson non si risparmia in collaborazioni, per fortuna non quanto il socio O’Malley (che francamente è inseguibile). Teeth Of Lions Rule The Divine presero il nome da un brano contenuto nel secondo disco degli Earth, ed erano formati da Anderson e O’Malley in trasferta in Inghilterra con Lee Dorian (Napalm Death, Cathedral e capo della Rise Above Records) e Justin Greaves (Iron Monkey, Electric Wizard, Crippled Black Phoenix). Il loro unico disco, “Rampton”,  è un pesantissimo doom sperimentale adatto ai fan dei personaggi in questione.

Discografia:
Rampton (LP – Rise Above – 2002)

Nell’orbita Sunn O))) citiamo anche i progetti Burial Chamber Trio (con Attila Csihar e Oren Ambarchi), Ascend (con Gentry Densley) e Pentemple (con O’Malley, Oren Ambarchi e  Russel Menzies) ma prendeteli come fossero degli spin off della band principale.

This White Light

alternative rock

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Dopo tutta questa ondata oscura è finalmente arrivato il momento della luce!! This White Light hanno registrato alcuni brani in vista dell’album di esordio, quindi non abbiamo molte coordinate sonore ma sappiamo che sono formati da Anderson, la vecchia conoscenza Jade Devitt, il bassista Bryan Herweg (Pelican),e la cantante Jen Wood (ex-Tattle Tale). Il demo pubblicato nella loro pagina Bandcamp ci fa tornare indietro negli anni e ci offre buone speranze per un gran bel disco.

Abbiamo iniziato con un Anderson sorridente e finiamo l’articolo con un Anderson ancora sorridente. Certo più invecchiato ma anche decisamente più maturo. Il percorso di quest’uomo (neanche cinquantenne) da musicista (senza contare il lavoro da discografico con la Southern Lord) è stato fino a qui ricco di passione e vario di intenzioni e ci auguriamo che possa continuare per altrettanti anni. Mai una nota fuori posto, mai una caduta di stile, mai un compromesso.

Thank you Lord!

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