Reverend Jim Forrester, morto il bassista dei Sixty Watt Shaman
Reverend Jim Forrester era il bassista e co-fondatore dei Sixty Watt Shaman, una delle prime band a cogliere il lato southern dei Pantera e innescargli forti dosi di stoner metal (se vi piacciono i Down ci siamo capiti). E’ morto a 43 anni, dopo aver ricevuto un colpo di pistola al petto fuori dal negozio di piercing e tatuaggi “Baltimore Tattoo Museum” dove lavorava. Era al telefono con la moglie quando un assalitore gli ha sparato: Jim è morto poco dopo essere arrivato all’ospedale.
Sixty Watt Shaman, storia di una band di culto che ha vissuto gli anni d’oro da losers.
La prima apparizione ufficiale dei Sixty Watt Shaman fu nella storica compilation “Welcome To Meteor City“, in cui la label Meteor City omaggiava il suono dei Kyuss e il nascente movimento stoner rock. All’interno di quel CD trovavamo nomi che poi sarebbero diventati dei veri maestri del genere come Goatsnake, Atomic Bitchwax, Fatso Jetson, Dozer, Natas, Celestial Season, Lowrider. Era il 1998.
In quell’anno la band diede alle stampe l’esordio Ultra Electric. Complice una grafica non troppo di genere e una malandata distribuzione il disco non ebbe molto successo.
Nel 1999 fecero uno split con gli Spiritual Caravan di Wino con il brano “Stone’s Throw Away”. Il 7″ fu pubblicato dalla TeePee Records. Altra compilation seminale per lo stoner rock fu “In The Groove”, pubblicata da Music Cartel e contenente oltre ai Sixy Watt Shaman (con il brano Whiskey Neck) anche altre future stelle del genere: Nebula, Karma To Burn, Acid King, Raging Slab, Terra Firma.
Nel 2000 arrivò Seeds Of Decay che oltre al brano citato sopra contiene anche una nuova versione di Red Colony, precedentemente pubblicata nella compilation di Meteorcity.
L’album uscì per la Spitfire Records, così come il successivo “Reason To Live”, passato per lo più inosservato e decretando lo scioglimento della band.
Da questo momento in poi la carriera di Jim Forrester non svoltò di certo cercando la fama: anni dopo si è visto nei più rock Foghound e impegnato in una fallimentare reunion dei Sixty Watt Shaman.
Barbuto, tatuato e con bandana sempre in testa riviveva lo spirito del bassista selvaggio e non incline ai compromessi.
Tristissima notizia. Qualcuno sa il perché di quel Rev. prima del nome? Era reverendo?
non che io sappia, si firmava Reverend penso come “tributo” a Jim Jones!
Grazie della risposta. Splendida la frase finale “Barbuto, tatuato e con bandana sempre in testa riviveva lo spirito del bassista selvaggio e non incline ai compromessi.”: mi pare il miglior epitaffio.
grazie mille! suono il basso e adoro quel tipo di approccio. purtroppo bassisti così ce ne sono sempre meno e devo dire che la morte di Jim mi ha toccato molto anche per questo motivo.